Uno dei principi fondanti della qualità (e dei criteri di gestione in genere) più enunciato dice che “Le decisioni devono essere basate su dati di fatto”.
Si tratta del pressante invito a considerare rischioso fare conto su intuito e istinto che, pur essendo fattori estremamente importanti, comportano il rischio di un’errata valutazione della realtà e, di conseguenza, di indurre a scelte sbagliate e pertanto onerose (sempre più onerose). Espressa in questi termini la questione sembra semplice, ma come ben sa chiunque si trovi a decidere ci sono delle complicazioni, sia nella fase della scelta dei dati da utilizzare sia nella loro analisi e interpretazione.
Riportiamo qui due citazioni che, pur riferite l’una all’ambito scientifico e l’altra a quello sociale, aiutano a chiarire le cause prime delle complicazioni.
Vito Mancuso (La via della bellezza)
“[…] i medesimi dati scientifici riguardo all’origine della vita e dell’intelligenza vengono interpretati in modo diverso o addirittura contrapposto: da un lato vi sono scienziati che le ritengono un caso, dall’altro scienziati che le ritengono uno sbocco logico. Il che significa altresì che il criterio decisivo dell’interpretazione non risiede nell’analisi oggettiva dei dati, ma nella convinzione soggettiva dell’interprete, nella sua filosofia di vita, la quale, se non dipende dai dati, da dove proviene? Proviene dalla sua emozione vitale e dal suo istinto.”
Vincent van Gogh (Lettere a Theo)
“Le opinioni possono far cambiare alcune verità acquisite tanto quanto un gallo sulla cima di un campanile può far cambiare direzione al vento. Non è il gallo che può far sì che il vento provenga dall’est o dal nord, né le opinioni possono rendere più vera la verità.”
Le citazioni ci portano a riflettere su un dato di fatto: la storia personale e l’incidenza dell’emotività sono inevitabilmente elementi condizionanti, tali da indurre scelte precostituite – perciò non adeguatamente correlate alla realtà – nella ricerca dei dati e nella loro lettura.
Ritenersi assolutamente asettici sarebbe il primo errore di partenza perché non è possibile, ma addirittura, se fosse possibile, sarebbe sbagliato: togliere la componente emotiva significherebbe ridurre il proprio potenziale.
E allora, come fare?
Una buona soluzione è rappresentata dall’azione su due fronti:
- incanalare costruttivamente l’emotività, ossia trattarla in logica di processo per arrivare a una concreta e strutturata “intelligenza emotiva”;
- caratterizzare la propria leadership, portandola ad essere una componente del binomio “leadership + membership”, ottenendo un’effettiva costruzione del team.
Quali le conseguenze?
- Disporre dell’intero bagaglio di capacità personali: razionalità ed emotività per arrivare alle decisioni da prendere senza “manipolare” con preconcetti i dati e senza rinunciare a configurare tali decisioni secondo le effettive necessità.
- Utilizzare l’intero patrimonio di capacità presenti nel team, grazie alla ricchezza rappresentata dalla diversità di opinioni; diversità che riduce i rischi di errori.
Questo modo di procedere consente anche di evitare il rischio di burocratizzazione della gestione dei dati, portando a un’analisi critica sistematica delle modalità di raccolta e di analisi, con la conseguenza di ridurne la validità nel tempo, trovandoli non più descrittivi della verità dei fatti, rendendo, perciò, allettante (e quasi inevitabile) il ricorso al solo intuito.
A tale proposito possiamo trovare un ulteriore aiuto nel libro sopracitato di Vito Mancuso che rifacendosi all’etimologia del vocabolo verità ci fa notare che In latino il termine veritas (verità) ha la stessa radice del termine “primavera” (ver): un legame che attesta come originariamente il concetto di verità non si riferisse all’esattezza – verità scientifica o religiosa, ma al dinamismo della natura che si manifesta pienamente in primavera.
La metafora del cambiamento primaverile è quanto mai azzeccata per il dinamismo che le aziende devono mettere in campo e che richiede, anche che attività apparentemente stabili e “aride” come la gestione dei dati, siano guidate con intelligente consapevolezza.